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Nazionale – Capello e Sconcerti commentano la disfatta degli Azzurri

Italia

Per la seconda edizione consecutiva la Nazionale Italiana fallisce la qualificazione al Mondiale. I pensieri di Capello e Sconcerti.

redazionecittaceleste

Tutto si poteva immaginare tranne questo. La Nazionale Italiana, Campione d'Europa non appena otto mesi fa, non parteciperà al Mondiale che si disputerà a fine anno in Qatar. Il modo in cui è avvenuta l'eliminazione è beffardo. Gli azzuri avrebbe dovuto già centrare l'obiettivo nella fase a gironi. Prima il pareggio interno con la Bulgaria, poi i due rigori sbagliati nelle due gare con la Svizzera, e, infine, il pareggio con l'Irlanda del Nord. Così, l'Itali è arrivata agli spareggi. Tanti avevano paura del temibile Portogallo, dimenticando, però, che prima c'era un'altra gara da giocare. E perdendo in quel modo con la Macedonia, l'Italia nemmeno ci giocherà con i portoghesi e ha già salutato il Mondiale.

Ecco il pensiero di Fabio Capello ai microfoni di Sky Sport: "La spiegazione è molto semplice. Continuo a dire ormai da tempo che stiamo copiando il calcio di Guardiola, che ormai è di 15 anni fa: passaggini laterali, a ogni contrasto ci si butta per terra e anche una squadra mediocre come la Macedonia ci è stata superiore a livello fisico e di determinazione. Finché non si capirà che il modello da copiare è quello di Klopp, quello tedesco, non se ne verrà fuori. Il calcio alla spagnola non ci riuscirà mai di farlo completamente. Serve gioco in verticale e in profondità. L’unica che in Italia ha fatto questo è l’Atalanta e, infatti, è andata avanti in Europa".

Infine, le parole di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera: "La prima cosa da evitare adesso è il Grande Gesto di Mancini. Non servono martiri adesso e nemmeno gentiluomini esasperati. Dico a Mancini che non è colpa sua. Che sarebbe un sacrificio inutile. Se vuole andarsene, vada, se qualcuno lo vuole cacciare, lo cacci. Ma il suo dovere è con la gente, un rapporto costruito in decine di partite senza sconfitte, di radicamento, perfino di tanta retorica. E' giusto andare avanti. La sua Italia è stato l’unico successo in mezzo a dodici anni di sconfitte e beffe terribili di tutto il nostro calcio. Non ricominciamo sempre da capo".