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Bayern-Lazio, Lewandowski così prima della Champions: “Vi racconto i miei idoli”

Bayern-Lazio, Lewandowski così prima della Champions: “Vi racconto i miei idoli”

Durante le ultime ore prima della sfida tra Bayern Monaco e Lazio di Champions League, Robert Lewandowski si è concesso un'intervista

redazionecittaceleste

di Giulia Benedetti

ROMA - Mancano veramente poche ore al fischio d'inizio di Bayern Monaco-Lazio. Alle 21:00 di questa sera l'Allianz Arena, stadio di casa dei bavaresi, diventerà teatro del secondo ottavo di finale di Champions League. Il primo, quello valevole per l'andata che si è consumato presso lo Stadio Olimpico di Roma, ha visto trionfare i tedeschi. Ora la compagine di Hans Dieter Flick, è già forte della qualificazione al turno successivo. L'1-4 maturato nella Capitale manderà in campo le due squadre, piò o meno già certe di quello che sarà l'esito finale della sfida. I biancocelesti devono ancora continuare a migliorare se vorranno partecipare a questi tornei con maggiore frequenza. Intanto, nel pomeriggio che ha preceduto la sfida, il bomber Robert Lewandowski ha rilasciato alcune parole ai microfoni del quotidiano polacco Sport Bild:

"Ricordo che quando avevo sei anni c'era solo un idolo nella mia vita ed era Roberto Baggio. Poi c'è stato Alessandro Del Piero che, crescendo, è diventato un modello per me. Lo ammiravo molto. Comunque sia, all'epoca non potevo ancora rendermi bene conto quali fossero le caratteristiche del suo stile di gioco. Ero troppo giovane per capirlo. In seguito, sono stato attratto da Thierry Henry. Una vera e propria leggenda per l'Arsenal. Ricordo bene i suoi movimenti e come aggrediva la profondità. E in più quante reti e quanti vittorie. Aveva le qualità che sognavo di avere io. Volevo imitarlo in ogni cosa".

"Non si può indicare solo un giocatore come il migliore del mondo. Ogni giocatore dà una forma diversa alla sua epoca. Negli dieci o quindici anni, ci sono stati Messi e Ronaldo. Ma anche Ronaldo e Ronaldinho. Il Fenomeno è venuto prima degli altri. Ma in ogni periodo mi ricordo che c'erano dei talenti straordinari, era merito loro se il calcio sapeva trasmettere gioia. I campioni sono capaci di far sembrare facili le cose più difficili".