Giornata di vigilia in casa Lazio che domani sera affronterà il Bologna allo Stadio Dall'Ara, nella sfida valevole per l'11ª giornata di Serie A. Sarri prepara la sfida con un unico calciatore indisponibile, Nicolò Casale. Contro i rossoblù è pronto a scendere in campo Patric, per dividersi i compiti del centro della difesa con Romagnoli. Proprio il difensore spagnolo è intervenuto in conferenza stampa dal centro sportivo di Formello per presentare la sfida contro i Felsinei. Queste le parole del calciatore biancoceleste.
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RIVIVI IL LIVE | Bologna-Lazio, Patric: “Sofferto di depressione post Covid, poi la svolta”
Si apre un mese cruciale per campionato e Champions. Come si affrontato i tanti impegni?
“Ormai il calcio di oggi è così, dobbiamo pensare partita per partita. Quella di domani è la più importante, poi arriva una settimana in cui ci giochiamo tanto. Ma sono tre punti uguali agli altri. Il Bologna sta facendo una grande stagione, dobbiamo pensare solo a questa partita”.
Quella che stiamo vedendo è la tua miglior versione da un punto di vista fisico e mentale?
“Mi interessa di più il secondo aspetto. I difetti di un giocatore si posso pulire con il tempo ma l'aspetto mentale conta tantissimo. A volta da giovani si ha troppo entusiasmo e ci porta a fare degli errori. Poi sta alla persona migliorarsi su tanti aspetti. E per me è stato fondamentale. Oggi mi sento una persona e un calciatore più maturo e sono felice di quello che sono riuscito a fare”.
Quali sono le insidie del Bologna? Sembra una squadra più forte della passata stagione..
“È una squadra organizzata, che sta concedendo anche meno gol. Stanno trovando una solidità e davanti hanno calciatori forti: Orsolini, Zirkzee... Abbiamo lavorato come sempre, ma da quando c'è Thiago Motta il Bologna sta facendo veramente ottime cose.”
Avete trovato continuità in campionato. Cos'è successo prima e dopo per trovarla?
“Ci domandiamo ancora perché è stato così l'inizio di stagione, soprattutto le prime due partite in cui siamo mancati anche dal punto di vista della prestazione, che conta più del risultato. Da lì abbiamo sempre fatto le partite nel modo giusto. Dobbiamo imparare dalla partita contro il Feyenoord, perché venivamo da un'ottima striscia e ci ha fatto imparare molto. Non possiamo rilassarci, ma siamo in un buon momento. A parte le prime due partite penso che abbiamo preso la strada giusta. Dobbiamo continuare così senza sottovalutare nessuna squadra”.
Ti ha aiutato il tuo passato nel Barcellona per comprendere prima le richieste di Sarri? E un commento sull'ottavo Pallone d'Oro vinto da Messi?
“Sì, senza dubbio. Ho lavorato 8 anni in un calcio in cui si costruiva dal basso, trovare Sarri mi ha dato la forza per continuare e per rimanere alla Lazio. Sono felice, mi sento bene con le sue idee tattiche. Messi? Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui e non ci sono parole per descriverlo. Nessuno nell'ultima decade ci si è avvicinato minimamente”.
Quando hai capito che da un giocatore normale potevi diventare un giocatore forte per la Lazio?
“Venivo da una buona stagione, quell'anno in cui eravamo secondi e alla fine abbiamo centrato la Champions. Ho sofferto tanto, perché sono stato chiuso da solo in casa con il Covid. Ho cercato di fare le stesse cose perché mi sentivo in crescita. Poi dal nulla ho avuto problemi di depressione, ansia: per me era tutto buio. Ho iniziato a lavorare con un mental coach e mi sono ritrovato. La stagione senza tifosi ha inciso tanto, è stata la peggiore. Poi si era infortunato Luiz Felipe e quindi dovevo giocare tutte le partite, anche se non stavo bene. Ma non mi sono mai tirato indietro, perché le persone si vedono anche in queste cose. Quell'anno fu difficilissimo, la cosa più facile era mollare ma non l'ho fatto. Se a oggi sono migliore è anche grazie a quel momento di difficoltà”.
Ci racconti come hai vissuto il rigore di Immobile contro la Fiorentina?
“Spesso faccio cose di cui non mi rendo conto, sono passionale e mi viene istintivo. Poi le rivedo e mi vergogno anche di alcune reazioni. In quel momento non volevo vedere il rigore ma è stato bello: ho visto i tifosi esultare e mi sono venuti i brividi”.
Cosa provi a ricevere tutti questi meritati applausi ora?
“Sì, sento che li merito. Non mi piace che si parli di me, mi piace fare il mio lavoro. Ma ora che ho 30 anni e dopo aver sofferto, credo sia anche giusto che quando fai bene qualcosa te lo dicano. Sono fiero di quello che ho passato e del giocatore che sono diventato”.
Perché la Lazio ha questi blackout in Europa?
“I cali fisici ci possono stare, così come una partita in cui mentalmente non ci sei. Ci lavoriamo ogni giorno, il mister ci dice sempre che è un qualcosa in cui dobbiamo crescere”.
Sei a -8 presenze dall'entrare tra i 50 giocatori più presenti della storia della Lazio, a -13 dalle 200 presenze. Ti senti responsabilizzato e un leader? Come vedi i nuovi arrivati?
“Mi rende fiero, sono arrivato qui che ero un bambino e sono diventato un uomo. Provo tante emozioni per questa maglia, per questa città. Mi sento fiero di tutto quello che abbiamo passato insieme, sia per le cose positive che negative. Mi sento un laziale in più. Sono fiero di raggiungere questi numeri. I nuovi arrivati? Li vedo bene, sono arrivati come giocatori con tante presenze, sono giocatori maturi. Per la lingua e per il tipo di calcio ci sta che qualcuno impieghi qualche mese per ambientarsi. Sono ragazzi sempre concentrati, che chiedono se non capiscono qualcosa. Ma sono sulla strada giusta e si sta vedendo”.
Hai cambiato ruolo da quando sei arrivato alla Lazio. Il ruolo di centrale pensi sia il più giusto per te?
“La mia carriera è un po' strana. Nelle giovanili ho sempre fatto il mediano, mi piaceva tanto. Poi nel Barça B mi hanno spostato come terzino destro. Da lì ho fatto due anni e l'esordio in prima squadra e poi sono venuto alla Lazio. Ci siamo trovati a giocare 3-5-2 e ho dovuto giocare da esterno destro e non sentivo che fosse il mio ruolo. Inzaghi con la difesa a tre mi ha messo da 'braccetto' e mi sentivo più a mio agio lì che come esterno. Se avessi scoperto prima il mio ruolo da centrale forse avrei avuto una carriera diversa, ma non posso farci nulla”.
Siete reduci da due clean sheet consecutivi. Quanto è importante proseguire questa striscia?
“La solidità è una cosa fondamentale per noi, si è visto lo scorso anno. Ripartiamo da qui, vogliamo essere una squadra solida come ci chiede il mister, siamo convinti che se continuiamo a prendere pochi gol possiamo rimanere in alto. L'impostazione del gioco? Mi piace tenere il pallone e in certe partite, non tutte, hai bisogno di un calciatore che imposti bene da dietro e che cerchi dei palloni filtranti”.
Vi siete chiesti insieme a Luis Alberto perché non venga mai convocato dalla Spagna?
“Non ne parlo con lui ma è un qualcosa che penso io. Sembra che il calcio italiano sia diverso da quello spagnolo ma non è vero. Magari è più tattico dal punto di vista difensivo ma si gioca un calcio moderno e ci sono squadre che giocano da dietro, come noi. Sembra che guardano di più chi gioca in Spagna e non molto chi gioca in Italia”.
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