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Ciak, si gioca: Lazio&Cinema – Un divorzio con Baroni che sa di Revolutionary Road

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La nuova rubrica di Cittaceleste con cui rivivere i momenti chiave della scorsa stagione della Lazio e analizzarli in ottica cinematografica

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Di Lorenzo Bozzetti

Ci sono storie che, viste all’inizio del loro percorso, sembrano destinate a durare nel tempo. Unioni che trasmettono solidità, rafforzate passo dopo passo dai segnali positivi che ne confermano la forza, e che proprio per questo, quando si spezzano, lasciano dietro di sé sorpresa e smarrimento. Separazioni che lasciano spazio a mille interrogativi a cui probabilmente è difficile dare risposta. Un aspetto che, chiaramente, si può riscontrare anche nel mondo del calcio, quando si consumano adii che assumono le sembianze di veri e propri fulmini a ciel sereno, di divorzi arrivati improvvisamente. È la stessa sensazione che si è potuta respirare al termine della precedente stagione della Lazio, quando il club biancoceleste lo scorso 2 giugno ha annunciato la separazione da Marco Baroni. Una dinamica che, in modo diverso ma altrettanto emblematico, richiama in senso metaforico quanto accaduto nel film di Sam Mendes "Revolutionary Road", nel quale un matrimonio parso inizialmente solido incontra un lento sgretolamento che avviene sotto il peso e l’influenza delle incomprensioni. In particolare, quella tra Lazio e il tecnico toscano è stata sicuramente un’unione sportiva nata con l’intento di dar vita a un nuovo ciclo dopo le dimissioni di Sarri e la breve parentesi di Igor Tudor. La scelta del club biancoceleste di affidarsi a Marco Baroni era stata letta da molti come un progetto di prospettiva. Eppure, al termine di una stagione chiusa con l’amaro dell’esclusione dalle coppe europee, quell’unione si è interrotta bruscamente. Una separazione che nessuno avrebbe ipotizzato all’inizio, soprattutto dopo le prestazioni a tratti esaltanti della squadra, e che – proprio come nella trama di Revolutionary Road – lascia dietro di sé un inatteso senso di disillusione e sorpresa. Vediamo, da questo punto di vista, come sia possibile cucire un collegamento tra la separazione avvenuta tra la Lazio e Baroni e l’amaro finale di Revolutionary Road.

 

Revolutionary Road, quando tutto sembrava perfetto

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Pellicola del 2008, diretta dal regista e sceneggiatore britannico Sam Mendes, Revolutionary Road è ambientato negli anni ’50, e narra delle vicende di Frank e April Wheeler (eccezionalmente interpretati da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet), una giovane coppia sposata con due figli che vive in una casa accogliente collocata nella serena periferia di Revolutionary Road, nel Connecticut (Stati Uniti). Un contesto domestico che, in particolare, viene apparentemente percepito quale sede idonea per i nostri due protagonisti a coltivare i loro sogni, desideri e ambizioni condivisi capaci di consegnargli una vita densa di gioia e soddisfazioni. Tuttavia, proprio al di sotto di questa superfice “perfetta”, crescono e si alimentano lentamente e insistentemente recondite insoddisfazioni personali: April, da una parte, avverte la sensazione di sentirsi ingabbiata nella routine quotidiana e nel ruolo soffocante di madre e moglie; Frank, dall’altra, fatica a dare una forma precisa alle proprie ambizioni, con la frustrazione derivante da quei sogni rimasti incompiuti. In tal senso, al fine di cercare di allontanarsi da quella realtà ostacolante, capace infatti di offrire problemi piuttosto che soluzioni, i due decidono di trasferirsi a Parigi, sperando di riscoprire se stessi e il loro amore. Nonostante ciò, ogni progetto, ogni desiderio, viene comunque ostacolato da paure, rinunce e incomprensioni che piuttosto che ad avvicinarli, contribuiscono ad allontanarli ulteriormente. La tensione tra i due cresce fino a esplodere in una crisi coniugale che culmina in un finale tragico e inatteso, segnando la fine definitiva del loro matrimonio e lasciando dietro di sé un vuoto profondo, dolore e smarrimento. È una storia di sogni infranti e separazioni amare, il cui epilogo si mostra sorprendente agli occhi dello spettatore, poiché gli rivela quanto, all’inizio, la perfezione apparisse ingannevole e quanto fosse lontana dal presagio di un simile crollo.

 

Baroni e la coppia Wheeler: due storie, due sogni spezzati

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Lo scorso 2 giugno, in quel di Formello, si è chiuso un capitolo con mister Baroni: una separazione che, se vista ricorrendo ai risultati finali conquistati dopo la gara contro il Lecce, è apparsa sicuramente comprensibile. Eppure, guardando indietro alla stagione, quella decisione ha al tempo stesso lasciato un profondo senso di amarezza, quasi una sorta di rimpianto. Perché, nonostante tutto, lungo il cammino attraversato e vissuto dalla squadra biancoceleste del tecnico toscano ci sono stati momenti che hanno emozionato i tifosi laziali, come ad esempio l’esaltante percorso in Europa, le prestazioni che a tratti sembravano far brillare la squadra in campionato; aspetti che hanno riacceso i sogni e le speranze di una tifoseria che, ai nastri di partenza della stagione, sembrava essere più preoccupata che rasserenata. Da questo punto di vista, il parallelo metaforico tra le vicende vissute da Marco Baroni alla Lazio e il dramma dei coniugi Wheeler in Revolutionary Road rivela una verità profonda: le separazioni apparentemente inaspettate non sono mai del tutto casuali, ma piuttosto sono il frutto di un tragico e inevitabile epilogo fatto di compromessi inespressi, e divergenze di vedute pronte ad esplodere da un momento all’altro, nel giro di poco tempo. La stagione della Lazio sotto la guida di Baroni è stata vista -almeno all'inizio- come un tentativo utile per provare a dar vita un progetto solido per il futuro, di plasmare un progetto voglioso di crescere e migliorarsi nel tempo. Tutto questo, però, è stato condotto nell'ambito di un contesto che, col passare dei mesi, si è rivelato piuttosto fragile e instabile.

Ogni successo, ogni buona prestazione in sfornata campionato o in Europa, sembrava rafforzare le fondamenta del binomio Lazio-Baroni, ma sotto la superficie –però- si accumulavano dubbi, pressioni e incertezze soprattutto nel corso della seconda parte di campionato, periodo dell’anno che alla fine ha minato la stabilità dell’intero percorso, crollata definitivamente al triplice fischio finale contro i giallorossi nello scorso 25 maggio. Allo stesso modo, in maniera simile, il sogno parigino targato Wheeler rappresentava il disperato tentativo di mettere in salvo un matrimonio ormai sempre più compromesso e destinato a terminare. Frank e April puntavano a costruire un ideale condiviso, con l’ambizione e la necessità di riscattare le proprie ambizioni e di fuggire dalla monotonia soffocante della loro esistenza, ma ogni passo verso la felicità incontrava un freno fatto di ostacoli imprevisti e difficoltà recondite. Difficoltà che, nel caso loro, erano riscontrabili fin dall’inizio. In effetti, l’iniziale promessa di armonia e di un futuro radioso mostrava chiari segnali di fragilità, dettata e costruita perlopiù sulla base di illusioni e speranze piuttosto che su solide basi, e il suo crollo, anche se doloroso, non era possibile da evitare.

Da questo punto di vista, in entrambe le storie è possibile sottolineare dunque un fil rouge condiviso, che si traduce nel seguente messaggio: ciò che ai nostri occhi appare improvviso e sorprendente è, in verità, il risultato di un accumulo silenzioso composto da elementi quali frustrazione e disillusione. La Lazio di Baroni, come i Wheeler, ha messo in mostra quanto anche i progetti più promettenti possano in realtà nascondere difficoltà che ad occhi esterni possono risultare invisibili, e quanto sia facile al contempo il fatto che le ambizioni più grandi possano scontrarsi con la dura e fredda realtà. La duplice delusione finale che ha caratterizzato entrambi gli ambiti (ovvero la mancata qualificazione europea con conseguente separazione dal tecnico da una parte, il drammatico finale dei Wheeler dall’altra) non è quindi una casualità, dettata dalla singola circostanza, ma il frutto e il risultato di complicanze non affrontate, di scelte personali rimaste incompiute e di sogni che si rivelano più fragili di quanto sembrassero. In entrambi i casi, il finale ha lasciato un retrogusto amaro, capace di incrinare ciò che sembrava solido e - a metà percorso - destinato potenzialmente a durare.

La separazione di Baroni dalla Lazio, seppur comprensibile alla luce dei risultati deludenti, ha lasciato quindi dietro di sé rimpianti e la consapevolezza di ciò che avrebbe potuto essere in un futuro ipotetico, con momenti di gloria europea e prestazioni esaltanti che avevano acceso i sogni dei tifosi e che difficilmente si allontaneranno dalla mente di questi ultimi. Allo stesso modo, il matrimonio dei Wheeler si conclude con un gesto senza ritorno, che dà vita ad una manifestazione drammatica di un amore e di un progetto di vita che non hanno saputo reggere al peso schiacciante della realtà. In entrambe le storie emerge quindi una verità universale: le delusioni più profonde non derivano dal talento mancato o dalla volontà insufficiente, ma dall’incapacità di affrontare le fragilità nascoste, i compromessi taciuti e le verità scomode.