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Gregucci: “Roma-Lazio? Ai miei tempi la pressione era terrificante”

Angelo Gregucci

Le parole dell'ex difensore biancoceleste a pochi giorni dalla stracittadina: “Penso che Sarri arrivi meglio, però contano anche gli episodi”

redazionecittaceleste

A pochi giorni dal fischio di inizio del derby della Capitale, i microfoni dei canali ufficiali biancoceleste hanno intercettato Angelo Gregucci. L’ex difensore della Lazio si è soffermato sui derby del passato, parlando poi anche del periodo attuale. Di seguito le sue parole. “Rigiocare il derby dopo due anni di Serie B? Quelli erano i derby del sesto, settimo e ottavo posto. Erano terrificanti per quanto riguarda la pressione. Mi ricordo la scena del Prefetto di Roma che entra nello spogliatoio prima dell’inizio della gara e ci dice che il comportamento sarebbe dovuto essere esemplare. La pressione all’epoca era eccessiva. La Lazio veniva dagli anni bui e iniziava pian piano la propria risalita, la Roma invece era un po’ in calo. I giocatori che erano in campo erano molto più performanti rispetto a quelli di oggi.

Di Canio

Penso che arrivi meglio la Lazio al derby, sotto tanti punti di vista. Però spesso è un episodio a condizionare la partita, quindi bisogna andare a leggerlo e a interpretarlo bene. Chi scenderà in campo con tensione, sarà inceppato. Ricordo che i romani pativano la partita in modo terrificante, sia da un lato che dall’altro. Entravano in un mondo tutto loro, caricandosi con una pressione disumana. In questi casi, o esplodi o ti blocchi. I goal di Di Canio o di Gascoigne? Ricordo i vari pareggi e lo zampino di un piccoletto, Ruben Sosa. Lui era molto fastidioso per loro, ricordo che lo soffrivano all’epoca. Di Canio invece era il nemico numero uno della Roma, c’era una sorta di caccia all’uomo. E noi eravamo sempre lì a difendere. Me lo ricordo, prima dell’ingresso in campo: mi ha dato la mano e ci è mancato poco che me la spaccasse.

La Roma con la sesta o settima del campionato olandese ha fatto una partita quasi alla pari. Negli anni in cui giocavo io, la Serie A era un campionato molto più forte dal punto di vista internazionale rispetto a quello di oggi. Ora abbiamo una squadra Conference e una in Europa League, mentre non c’è più nessuno in Champions. Questa è una cosa che deve farci riflettere. Il sistema calcistico italiano non si sta ponendo alcuni interrogativi importanti e viene da un periodo di immobilismo troppo lungo. Bisogna fare qualcosa, perché se andiamo avanti così siamo come il Titanic che va verso l’iceberg. Bisogna cambiare a ogni costo”.