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Lazio, Fabiani: “Zaccagni ci teneva a restare. Chapeau Felipe, la sua scelta…”

Fabiani
Il direttore sportivo biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Radiosei e ha parlato a ruota libera dei temi d'attualità in casa Lazio
Edoardo Benedetti Redattore 

Ai microfoni di Radiosei è il direttore sportivo della LazioAngelo Fabiani. Tanti i temi trattati dal ds biancoceleste, a partire dal rinnovo di Zaccagni, passando per l'addio di Felipe Anderson, fino ai casi di Guendouzi e Luis Alberto. Questo il suo intervento.

Siamo in un processo di rinnovamento, gli anni passano per tutti. E i cicli sono fatti per andare a conclusione e bisogna ripartire con una nuova programmazione. Abbiamo già iniziato in estate a prendere elementi giovani e di prospettiva che stanno facendo anche abbastanza bene. Il progetto non si ferma all'estate scorsa, bisogna stare in movimento sul mercato e fare operazioni funzionali per ringiovanire ma senza buttare al macero chi della vecchia guarda può ancora dare qualcosa. Nessun azzeramento totale, non è così.

Ci sono ancora tanti giocatori della vecchia guardia che possono fare molto. Poi quando si cambia ci può essere qualche scossone, qualche mal di pancia ma ci sono tante cure per farseli passare. La Lazio deve tornare al centro del progetto. Non esiste più la Lazio al servizio di Fabiani o del singolo. Questa è una cosa che deve finire una volta per tutte. Siamo professionisti retribuiti per lavorare per la Lazio e per il popolo laziale. Deve finire, fosse l'ultimo anno della mia carriera. A un certo punto il ciclo finisce anche per i direttori… Non voglio usare la parola tifoso perché offenderei il tifoso che ci rimette i soldi di tasca propria, io sono un professionista stipendiato ma che ci tiene veramente molto alla Lazio.

Zaccagni? C’è stata una stretta di mano, abbiamo lavorato fino a tarda notte. Questo ragazzo ci teneva tantissimo a rimanere alla Lazio, vogliamo giocatori di questo tipo. Gente mentalizzata che vuole dare tutto per questa maglia. Lo scorso anno ne ho lette e sentite di tutti i colori sul fatto che sia stato fatto tutto all’ultimo ma non è così. La squadra è partita con 10/11 dell’anno precedente, mancava solo Milinkovic. Uno tra gli obiettivi era trovare un vice-Immobile, poi sono arrivati gli altri rinforzi. È un falso storico, mancava soltanto un elemento.

Guendouzi-Tudor? Un caso che non ha ragione di esistere. Guendouzi stava alla Lazio prima che arrivasse Tudor. Secondo voi non abbiamo chiarito certi aspetti quando è arrivato Tudor? Ce ne sono a iosa di queste situazioni, di screzi nel mondo del calcio. Poi si chiarisce tutto. Guendouzi ha un problema al polpaccio e sta recuperando, è parte integrante del progetto. Poi se l’allenatore sceglie o meno di mandarlo in campo dipende dall’allenatore. Vale per Guendouzi, come per tutti i calciatori. 

Il mercato non dorme mai e si seguono anche gli allenatori, non puoi improvvisare le scelte. Tudor, a nostro parere, ha fatto benissimo a Verona e Marsiglia, dandoci l’impressione di essere un elemento in grado di iniziare un progetto con la società. Sapevamo perfettamente che il modo di interpretare il calcio è diverso ma avevamo anche capito che in organico avevamo giocatori che potevano fare al caso suo. Lo scouting fatto nei mesi precedenti le stiamo rivedendo perché nelle scelte degli obiettivi in entrata sono diversi rispetto alle idee di Maurizio (Sarri, ndr), fatte di palleggiatori. 

Felipe Anderson? Si è comportato non solo da uomo ma con una dignità, professionalità e serietà. La società ha fatto di tutto per trattenerlo. Ma quando ci si trova di fronte a scelte di sentimento… È andato al Palmeiras, rimettendoci anche dei soldi rispetto a quanto gli avevamo offerto, ossia un contratto di cinque anni, credo il terzo più importante della squadra. Ma ha scelto di mettere la sua vita al centro del progetto e non i soldi. Lui e la sua famiglia sono persone di valore. Chapeau, un uomo e una persona straordinaria che non ha mai sollevato problemi. E’ il figlio che tutti vorrebbero.

Non è complicato nulla, lavoro da 30 anni nel mondo del calcio. Mi sono sempre trovato in società dove si doveva ripartire da zero. Poi con la serietà e il lavoro mi ha sempre detto bene. Mi auguro possa avvenire anche alla Lazio. Sono circondato in famiglia da laziali, sento un peso ancora maggiore. Potevamo fare molto meglio, ci siamo un po’ rovinati all’inizio, quando ancora non c’erano le competizioni europee, perdendo punti pesantissimi con squadre 'abbordabili'. Abbiamo preso un gap difficile da recuperare, ora ce la metteremo tutta per finire il campionato nel migliore dei modi. Lo dobbiamo alla società e ai tifosi.

Tutte le componenti che ruotano attorno alla Lazio dovrebbero sforzarsi nel non andare oltre e non dire cose veritiere. C’è un direttore che risponde 24 ore e siamo a disposizione della Lazio. Ieri leggevo ‘Anderson alla Juventus’, la dice lunga su come si possa narrare un calcio non veritiero. Vorrei che tutti si attenessero ai fatti e non agli interessi di bottega. Questo mi fa stare più male di una sconfitta. 

Luis Alberto ha fatto un’uscita estemporanea tipica del ragazzo. Ho detto che allo stalliere del re qualche bizza bisogna concederla. Quindi nulla di particolare. Kamada? Sta trovando molto spazio con Tudor. Ha un tipo di contratto voluto dal calciatore, voleva fare un anno a Roma e riservarsi il tempo per decidere se rimanere o meno. Ha una clausola che può esercitare, la Lazio può fare poco perché è unilaterale. Negli ultimi periodi sta dimostrando che è un ottimo giocatore, in realtà anche prima. La clausola scade il 30 maggio e può esercitarla solo lui. A nessuno ha manifestato volontà di andare via o rimanere. Ma nella vita ci dobbiamo ricordare che tutti sono utili e nessuno è indispensabile”.

 

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