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Lazio, Marchetti: “Provedel è forte, deve stare tranquillo. Il 26 maggio…”

Federico Marchetti
Le parole dell'ex portiere biancoceleste, che ha commentato i momenti salienti della sua esperienza a Rome e il periodo vissuto da Provedel
Edoardo Pettinelli Redattore 

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Intervenuto ai microfoni di RadioseiFederico Marchetti ha commentato il periodo della Lazio di Baroni, con un particolare focus sul periodo di flessione vissuto attualmente da Ivan Provedel. Dopo il racconto dell'attuale esperienza maltese con il MarsaxlokkMarchetti ha inoltre ricordato i momenti salienti della sua esperienza in biancoceleste. Queste le sue parole: "Sono a Malta, è stata una scelta anche per la famiglia. Mio figlio qui può imparare bene l’inglese, sono arrivato con Luciano Zauri. Lui ora non c’è più, io fino a giugno sarò qui. Mi diverto.

Seguo la Serie A, soprattutto la Lazio. Il campionato che stanno facendo i biancocelesti è sopra le aspettative. Sapevo che Baroni fosse molto preparato. Chiaramente questa è una piazza importante, per lui è la prima volta in un club superiore rispetto a quelli allenati in precedenza. C’erano dubbi su di lui. Ma ha dimostrato subito di essersi integrato alla grande e ha fatto parlare il campo. Ha smentito tutti con lavoro e umiltà. Complimenti a lui, ha dimostrato di essere un tecnico che può stare in un grande club.

Con me prima c’erano Vargic e Bizzari, poi Strakosha. Prima c'era Berisha, lui ha giocato molto quando ho vissuto un periodo personale complicato e non mi sentivo tranquillo, avevo chiesto al tecnico di stare fuori per recuperare la forma giusta. Reja, che era subentrato a Petkovic, può confermarvelo. È un grande uomo, mi chiedeva spesso come stessi, voleva che rientrassi. Allenatore e società d'accordo sapevano tutto e mi sono tirato indietro dopo aver parlato con loro.

Non dare tutto mi sembrava un torto. Per me la squadra viene prima del resto e se le cose non sono apposto è giusto ragionare da uomo e fare un passo indietro. Ho fatto un anno fuori rosa, Strakosha poi si era preso il posto. La gara di Roma vinta quando giocavo col Cagliari? Rocchi tirò fuori un rigore, a Zarate lo parai. Lì mi sono detto che la Lazio era nel mio destino. Avevo parato di tutto. Provedel? Ci sono annate e annate. Il nostro è un ruolo particolare, che vive di andamento di squadra e episodi. La sua annata non è fortunata.

Vedo i gol che prende la Lazio, ci sono state molte situazioni borderline. Io da fuori possono solo dire che ha la mia stima, con il lavoro si è meritato la maglia da titolare. Ha abituato forse tutti troppo bene, ora sta vivendo un po’ di difficoltà, ma se si allena bene ed è positivo io non vedo motivi per cambiare. La vedo così, è rispetto. Se invece non la sta vivendo bene questa situazione, un po’ di riposo potrebbe rigenerarlo. Questo mi sento di dire da collega.

Quanto sarebbe importante che i tifosi lo elogiassero all’Olimpico? Sarebbe un bel segnale. Già solo a sentirvelo dire mi è venuta la pelle d’oca per la carica che trasmette il pubblico. Il portiere è un ruolo a sé. Provedel negli anni è sempre stato determinante, ora non deve strafare perché è peggio. Deve continuare a lavorare. Un messaggio per lui? Ivan è forte e deve stare tranquillo. Deve pensare a lavorare che tutto si sistema.

Faccio un piccolo esempio? Maignan non sta facendo benissimo ma non è messo in discussione, Milano non è Roma. Tutto si sistemerà e tra qualche settimana parleremo di altro. 26 maggio 2013? E’ il momento più alto della mia storia alla Lazio. E’ stata scritta la storia, sono ricordi stupendi, indelebili, che porto sempre dentro. La mia base è su Roma, torno spesso, e sentire l’affetto dopo dieci anni fa molto piacere, è un orgoglio.

L’azione dopo il nostro gol, a distanza di anni, la chiamo ‘la palla magica’. Il destino era quello, la Coppa ce la siamo meritata. Non ce lo meritavamo il pareggio loro in quel modo. La maglia di Lulic? Era un talismano, la portavo sotto alla mia quando giocavo. Quando torno allo stadio a vedere la Lazio la metto".