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Lazio, arriva Tudor: difensore col carattere da duro e votato all’attacco

Tudor
Sarà il croato il nuovo tecnico dei biancocelesti: ripercorriamo la sua carriera in campo e da allenatore e scopriamo le sue idee di calcio
Michele Cerrotta

Sarà Igor Tudor il dopo Sarri, con il breve interregno di Martusciello nel mezzo. Il tecnico croato ha incontrato con il suo staff - Anthony Seric, ex terzino transitato in biancoceleste - il presidente Lotito, il ds Fabiani e il club manager Bianchi a Villa San Sebastiano. Lì è arrivata la fumata bianca per un anno e mezzo di contratto con opzione fino al 2026 facilmente raggiungibile e ingaggio di 3 milioni a stagione bonus compresi. L’accordo verrà ratificato dopo la gara col Frosinone, quando si capirà anche il destino di Giovanni Martusciello. Ma chi è Ivan Tudor e che Lazio dobbiamo aspettarci?

Classe 1978, nasce a Spalato e con l’Hajduk muove i primi passi da calciatore. Nel 1998 lo nota la Juventus che lo acquista e lo tiene a Torino per sei anni e mezzo rivelandosi decisivo in particolare nella stagione 2001-2002. Quell’anno Lippi sposta Tudor, difensore, a centrocampo e lì il croato segna quattro reti pesanti per il destino dei bianconeri. Poi inizia il calvario: infortuni in serie, il passaggio al Siena a gennaio 2005 e il ritorno a Torino nell’estate 2006. Un nuovo problema fisico nel precampionato di fatto gli impedisce di scendere in campo, lui si autoriduce lo stipendio e resta fino a scadenza alla Juventus. Nell’estate 2007, da svincolato, torna all’Hajduk Spalato e dodici mesi dopo appende gli scarpini al chiodo.

Presto inizia la carriera a bordocampo. Edy Reja arriva sulla panchina della squadra croata e nell’agosto 2009 Tudor diventa suo assistente per poi prenderne momentaneamente il posto nel febbraio 2010. A fine 2011 si ritrova alla guida dell’U17, nell’estate successiva diventa il vice della Croazia. Poi, nell’aprile 2013, Tudor torna all’Hajduk da primo allenatore e tre settimane dopo vince il suo primo trofeo. Si dimette nel febbraio 2015, pochi mesi dopo si vede affidare la guida del PAOK. Da lì in avanti una serie di esperienze poco fortunate: nel 2016 è al Karabukspor in Turchia, un anno dopo si dimette per andare al Galatasaray. Nel 2018 la prima in Italia da tecnico, guidando l’Udinese alla salvezza dopo aver preso i friulani a stagione in corso. Non viene però confermato: un errore, visto che sarà richiamato nel marzo 2019 e centrerà ancora un’ottima salvezza.

Il campionato successivo inizia male e viene esonerato: torna momentaneamente all’Hajduk, poi nell’agosto 2020 rescinde per andare alla Juventus, da vice di Pirlo. A Torino non è una stagione fortunata e, allora, a settembre 2021 viene ingaggiato dal Verona dove incontra Casale. Il campionato in Veneto va oltre le aspettative, rischia di lottare per l’accesso in Europa e sfiora il record di punti degli scaligeri. Alcuni dissidi con il club lo portano all’addio e a diventare nella scorsa stagione allenatore del Marsiglia di Guendouzi, con cui avrà qualche incomprensione: conclude l’annata al terzo posto ma in Francia non si trova bene e a giugno 2023 arriva l’addio ai transalpini. E, ora, la nuova avventura alla Lazio. Ma come gioca Tudor?

Alte le chance di vedere una Lazio schierata con un nuovo modulo. Il tecnico croato predilige il 3-4-2-1, ma in carriera ha utilizzato diversi moduli: 4-2-3-1, 4-3-3 e anche il 3-5-2. Duttilità e capacità di adattarsi ai suoi giocatori e alle necessità, ma anche idee di gioco molto chiare. Alla difesa il compito di impostare, agli esterni quello di creare superiorità. Ai trequartisti quello di inventare ma anche coprire in fase difensiva e alla punta quello di finalizzare. Difensore da calciatore, ma votato all’attacco da allenatore. È un uomo di ferro, forse ancor più di Sarri. Ed è questo il dettaglio più importante per una squadra che, Lotito insegna, ha bisogno di qualcuno in grado di usare non solo la carota ma anche il bastone.

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