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Lazio, Milinkovic sempre vicino all’addio… da 6 anni

Milinkovic

6 anni di Milinkovic-Savic. Il Sergente che ha scelto la Lazio

redazionecittaceleste

Di Michela Catena

Milinkovic-Savic non è un giocatore destinato a poter stare tanti anni alla Lazio, ma lui non lo sa e ci resta lo stesso. Ieri, per il gigante laziale, è ricorso il sesto anno di permanenza nella prima squadra della capitale. L'etichetta laziale non si usa mai a sproposito, chi tifa questi colori sa bene con quanta gelosia ce la teniamo tutta per noi lontana dal qualunquismo e dal tifo occasionale.

Essere laziali vuol dire avere una seconda pelle cucita addosso. E non è una cosa per tutti. Gli anni stanno rivelando quanto Sergej Milinkovic-Savic sia degno di tutto questo. Ogni anno il primo a dover andare via, ogni anno il primo a ribadire la sua voglia di restare. Questo non vuol dire permanenza a vita, non esistono più queste cose. Vuol dire però sacrificio e appartenenza fino all'ultimo secondo utile per la maglia che si veste. Vuol dire abbracciarla ed onorarla. Senza arrecare momenti di imbarazzo, senza creare scene patetiche da non mi presento in ritiro o trattengo il respiro finché non mi cedi.

Sulle ali dell'Aquila

"6  anni fa sceglievo di mettere Aquila sul petto. Buon anniversario" così Sergej ha festeggiato ieri, con un post su Instagram, la sua sesta primavera biancoceleste. Parole di chi laziale, lo è diventato. Quest'anno gli accostamenti non si sono neanche scomodati di oberare lo spazio mediatico: nessuna voce, nessun rumors, nessun accostamento, niente di niente. È inutile provarci, tanto non se ne va. La certezza che sarebbe rimasto qui dov'è, in questa meravigliosa Roma, ha accompagnato l'ambiente fin dal primo luglio. Le big europee aspetteranno, ancora. Ci sarò da rincorrerlo con tutta la forza del mondo, ma come si fa a rincorrere chi è trasportato dalle ali dell'aquila?

"La grandezza di un uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste" scriveva Milan Kundera, e non aveva ancora conosciuto Milinkovic. Il Sergej che porta sulle spalle la volta (bianco)celeste e la conduce verso la bellezza. Una bellezza declinata con giocate di leggera follia ed insostenibile - per gli avversari - splendore.