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Napoli perfetto e spinto dalla provvidenza. Ma la Lazio ha diversi problemi…

Napoli-Lazio

Lezione di calcio da parte del Napoli alla Lazio

redazionecittaceleste

Dal discorso vanno subito tolte di mezzo, per un'analisi più precisa dei problemi della Lazio, alcune questioni. Quando Spalletti, spavaldo, dice nel post partita che questo Napoli è "Tanta roba" ha ragione da vendere, nulla da ridire. I partenopei sono scesi in campo come un rullo compressore ed hanno declinato un gioco talmente bello che è difficile da raccontare. Ricordava, e ci si può scommettere la pelle che i napoletani allo stadio ci hanno pensato, il sarrismo degli anni che furono. Ironia della sorte. Maurizio è stato punito, come se fosse in un girone dantesco dove vige il contrappasso, con le sue stesse armi: la bellezza, il palleggio, il pressing a tutto campo. L'altro aspetto è l'emotività che, dalle parti di Fuorigrotta, comportava la gara di ieri sera. In onore di Diego Armando Maradona, scomparso un anno fa. Se è stata la Mano di Dio, per dirla alla Sorrentino, a muovere le pedine azzurre sul rettangolo verde con una precisione tale da rendere la gara ingiocabile, non lo sapremo mai. Non è dato saperlo.

Questo per dire che, a ben vedere, i presupposti per perdere c'erano tutti. Infondo diciamolo: perdere a Napoli, contro questo Napoli, ci può stare. Non può starci, però, non scendere mai in campo, accettare con passività l'inerzia della gara. La conclusione di Luis Alberto ben parata da Ospina ed il legno di Acerbi non sono sufficienti a mettere a referto una reazione la quale, infatti, non c'è stata.

Cosa non va

La difesa continua a ballare: 25 gol subiti, finora, sono un dato che - per usare un eufemismo - è allarmante. Lazzari fa parte della rosa, è il miglior terzino in dote, non si può rinunciare a lui. La scelta di Patric s'è rivelata un disastro. A centrocampo manca il filtro. Diciamolo, manca Leiva. Il vecchio Leiva, quello che faceva da diga e sentinella. Cataldi inizia a mostrare segni di debolezza, ma c'è poco da cascare dal pero: ottimo in impostazione, meno in interdizione, è sempre stato così. C'è da chiedersi, quindi, se la titolarità di Danilo non possa esser messa in discussione quantomeno per quei match particolarmente complicati, intensi, con un avversario dalla straordinaria qualità al cospetto. Luis Alberto e Milinkovic devono dare di più, molto di più. Sarri li coccola, li coinvolge, li protegge, ma non sta ricevendo poi molto in cambio. E poi c'è l'attacco, dove senza Ciro non si balla. Ed a proposito di balli, c'è da chiedersi dove siano finiti i colpi di samba di Felipe Anderson. Il numero 7 ieri ha riportato alla luce vecchi difetti: arrendevolezza e remissione. C'è bisogno di una crescita anche psicologica. Ma sono anni, dai tempi di Inzaghi, che viene invocata. Per finire, un accenno alla porta: Sarri lo sta dicendo a gran voce, c'è un problema. Reina appare sempre battibile, Strakosha è in scadenza e non si può fare con lui un discorso di lunga percorrenza. Si può davvero aspettare fino a giugno, per l'arrivo di un estremo difensore?

Insomma, i problemi non mancano. Quando poi, questi, trovano la perfezione tattica di Spalletti e quella strana sensazione di spinta provvidenziale che una serata come quella di ieri sembrava traboccare, ecco che una gita a Napoli diventa una macabra passeggiata verso l'umiliazione. Perché questa è stata. Sarri riparta dal lavoro, ma qualcuno lo aiuti, gennaio è vicino, l'apertura del mercato pure.