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Sacchi: “La Lazio di Sarri è un’orchestra che suona. Contro l’Atalanta…”

Arrigo Sacchi
L'ex allenatore interviene sulle colonne della Gazzetta dello Sport per analizzare la sfida di domani sera allo stadio Olimpico: l'analisi

redazionecittaceleste

Vigilia di Lazio-Atalanta, sfida importantissima per la zona Champions. I biancocelesti cercano un successo che sarebbe fondamentale, contro un’Atalanta che però non perde all’Olimpico da ben sei stagioni. Per presentare la partita, allora, sulla Gazzetta dello Sport è intervenuto Arrigo Sacchi. Di seguito un estratto della sua analisi. “Sarri è un allenatore che sa dare un gioco alle squadre. Alla Lazio sta facendo un ottimo lavoro, ma forse la rosa è un po’ corta. Gasperini è un tecnico che chiede aggressività, pressing. Le sue squadre sono sempre molto fisiche, forse più in passato. Non dobbiamo mai dimenticare che nell’estate scorsa l’Atalanta ha cambiato moltissimo e servono tempo e pazienza per raggiungere alti livelli di rendimento. Comunque stiamo parlando di due strateghi, non certo di due tattici che si preoccupano solo dell’avversario. Si preoccupano di imporre il loro gioco, di trovare gli spazi per mandare in tilt le difese”.

Sulla gestione della gara. “Mi aspetto di vedere una partita non tattica. Lazio e Atalanta si affronteranno a viso aperto, cercando di prevalere senza basarsi su una esasperata fase difensiva. Per questo non dovrebbe mancare lo spettacolo. Sia Sarri sia Gasperini, durante la sfida, non intervengono con cambi che possano stravolgere la fisionomia delle loro squadre. Di solito utilizzano qualche accorgimento, magari se l’avversario applica il fuorigioco provano a modificare il modo di attaccare per uscire dalla trappola. Gasperini, probabilmente, ha qualche vantaggio in più: la sua rosa è più ampia rispetto a quella di Sarri, anche se oltre agli squalificati Maehle e Muriel non avrà Pasalic, che si è fermato per una distorsione alla caviglia. Entrambi hanno chi può dare una sterzata alla partita: penso a Felipe Anderson, se non parte dall’inizio, o a Boga”.

Sulla fase difensiva. “Sarri è un fedelissimo del 4-3-3. La retroguardia è sempre a zona, in linea. L’organizzazione del reparto è buona, i giocatori si muovono in modo compatto. A volte c’è qualche sbandamento, ma sono cose che possono succedere. L’importante è che ci siano i principi basilari a guidare tutta la difesa. Una linea a quattro deve muoversi come una fisarmonica, non si può sbagliare neanche un passo perché altrimenti nello spazio libero s’inseriscono gli attaccanti. Quella di Gasperini è una fase difensiva diversa. Punta molto sulla forza fisica e sulla potenza. Non ha paura dell’uno-contro-uno, talvolta ha giocato persino uomo contro uomo, e se l’è cavata benissimo. Ciò dimostra un notevole coraggio. Ovvio che sia molto faticoso giocare così, perché l’aspetto atletico è determinante. Contro la Lazio dovranno rubare il tempo agli avversari e attaccare subito la profondità”.

Sulla fase offensiva. “La fase offensiva di Sarri è basata sulla velocità, sugli incroci, sugli interscambi tra i giocatori e sulla tecnica. Se l’ala sinistra si accentra, il terzino va in sovrapposizione e la mezzala si propone per l’uno-due. È un’orchestra che suona, più che una squadra di calcio. Immobile è un centravanti importantissimo, come determinanti sono gli esterni offensivi che hanno il compito di dialogare con lui. Nella Lazio si vede l’idea di imporre la propria personalità, di fare la partita. Non sempre ci riesce, ma quello è l’obiettivo. Il fraseggio a centrocampo, se fatto con rapidità e con uomini che sanno smarcarsi senza palla, è spesso produttivo. Diversa, invece, la fase offensiva di Gasperini. La sua Atalanta aggredisce, pressa, ruba il pallone e riparte. Questo lo può fare perché ha ragazzi fisicamente forti, potenti, che hanno energie nelle gambe e sono disponibili a sacrificarsi”.