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Rischio Serie A spezzatino dal prossimo anno, ma la Rai non ci sta

Stadio

Dopo essersi assicurata i diritti della Serie A, DAZN ha proposto di rivedere gli orari dei match: nessuno sarebbe in contemporanea

redazionecittaceleste

Si prospettano tanti cambiamenti per la distribuzione televisiva dei match di Serie A dalla prossima stagione. Sky, è cosa nota da tempo, ha perso lo scettro che deteneva ormai da tanti anni. Dal prossimo campionato trasmetterà soltanto tre gare a weekend: l'anticipo del sabato alle 20:45, la partita della domenica alle 12:30 e quella del lunedì alle 20:45. Ad accaparrarsi i diritti per le dieci partite, di cui sette in esclusiva, è infatti stata DAZN. Il servizio di streaming online, dopo aver acquisito i diritti, si è spinta oltre proponendo una rivoluzione della programmazione delle partite che, se confermata, sarebbe epocale

 Diletta Leotta

Il programma proposto da DAZN 

Non ci sarebbe infatti più nessuna partita giocata in contemporanea. E addio anche al canonico e storico orario delle 15:00. Le dieci partite sarebbero divise così: quattro di sabato, cinque di domenica e una di lunedì. Di sabato e domenica, le quattro partite si giocherebbero alle 14:30, alle 16:30, alle 18:30 e alle 20:45. Il quinto match della domenica sarebbe il lunch match delle 12:30. Il lunedì, invece, si giocherebbe alle 20:45.

Tra le tante voci che si sono levate contro la proposta, è arrivata quella del Sindacato Rai, che in giornata ha diffuso un comunicato riportato qui sotto.

Il comunicato del Sindacato Rai

Lo spezzatino della Serie A è la vittoria arrogante del business sui tifosi e gli appassionati. In tanti si sono riempiti la bocca con slogan come “il calcio è dei tifosi” quando si trattava di bloccare la SuperLega. E oggi? “Video killed the radio star”: lo spezzatino imposto dai diritti tv rischia di ammazzare la trasmissione di Radio 1 “Tutto il calcio minuto per minuto”, dopo oltre 60 anni di storia.

Così come rischia di abbattere il valore di trasmissioni tv come 90esimo minuto, già oggi messa in difficoltà da embarghi assurdi e anacronistici. A farne le spese saranno i cittadini che non possono permettersi un abbonamento pay, che da quest’anno deve essere agganciato a un abbonamento per linea web veloce. Stupisce il silenzio della Rai. AD e CdA, seppur in scadenza, hanno il dovere di difendere patrimoni del Servizio Pubblico, e della storia del racconto dello sport”.