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Extra Lazio – Addio al decreto crescita nel calcio? La politica ci pensa

Stadio Olimpico della Capitale

Un emendamento proposto dal senatore Italo Nannicini potrebbe cancellare i benefici del decreto crescita per favorire i giovani italiani

redazionecittaceleste

La politica si prepara a cambiare il panorama calcistico italiano, rivoluzionando quanto visto nelle ultime stagioni. Nel 2019, infatti, il governo ha approvato il famoso decreto crescita. E lo ha esteso poi alla Serie A al fine di agevolare l’arrivo dei migliori calciatori ambiti dall’intera Europa. L’effetto, però, non è stato esattamente quello che ci si augurava. Di fatto, con la nuova norma acquistare calciatori italiani è diventato decisamente svantaggioso, spingendo le società a puntare su giocatori stranieri. Per questa ragione, come riporta oggi il Corriere dello Sport, il senatore del PD Italo Nannicini ha presentato un nuovo emendamento al fine di ristabilire una competizione equa. Allo stato attuale, infatti, i club risparmiano il 50% dell’ingaggio in caso di calciatori stranieri che risiedano per due anni in Italia.

E proprio il senatore Nannicini è intervenuto nel pomeriggio ai microfoni di TMW Radio durante Maracanà. Di seguito le sue parole:  “Il decreto arriverà in settimana in aula. La Commissione Bilancio ha dato il via libera e allo stesso modo la sottosegretaria allo Sport Vezzali. Questa agevolazione non esiste solo in Italia, ma solo da noi c'era disparità finalizzata ad attrarre campioni stranieri. L’utilizzo che ne è stato fatto, però, non va bene: ha inciso sui nostri vivai. Si tratta di una distorsione che sta facendo del male al calcio italiano e spero che il parlamento faccia la scelta giusta, permettendo di tornare a investire sui vivai. Penso che già domani capiremo se l’emendamento potrà passare”.

Anche l’ex dirigente FIGC Antonello Valentini è intervenuto nello stesso programma per commentare proposta. “Questa norma nasceva per riportare in Italia ricercatori, scienziati, ingegneri: bisognava escludere gli sportivi professionisti. Nel 2006 circa il 75% dei giocatori erano italiani, mentre oggi siamo al 35%. Così facendo è stato impoverito i campionato italiano, permettendo il ritorno di grandi ex campioni a prezzi indecenti. In Italia oggi, a parte poche eccezioni, non abbiamo più punte né difensori”.