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Sarri: “Voglio la Lazio vera. Luis Alberto, Milinkovic, Lotito e Tare: la verità”

redazionecittaceleste

Ti riconosci nell’immagine che ti hanno cucito addosso?

Per niente, ma m’importa ’na sega. Sono molto diverso da come vengo descritto, per anni ho svolto un altro lavoro e non ho assorbito la superficialità del calcio. Sognavo di allenare una grande squadra e ci sono riuscito non una, ma più volte. A 63 anni non penso più alla carriera e i soldi sono meno importanti, mi sono evoluto: voglio il piacere, il divertimento e la Lazio può darmeli.

Lavoro per creare una squadra vera, 25 giocatori che pensano allo stesso modo, per certi versi antistorica: il gioco del calcio per sua natura è collettivo e invece anche voi della stampa l’avete trasformato nel paradiso dell’individualità. Quand’ero ragazzo, leggendo i giornali la presentazione della partita era Milan-Inter o Juve-Roma, non Lukaku-Leao o Vlahovic-Abraham...

Paradossalmente è stato uno sport individuale come il ciclismo a trasformarsi in collettivo. Io ho una passione immensa per il ciclismo, l’altra sera all’una e mezza di notte mi sono guardato la classica di San Sebastian, me l’ero persa. Nasco moseriano e sai perché? Da under 21 lui correva in Toscana con la Bottegone Pistoia. L’ho subito eletto a idolo e ho avuto la soddisfazione di vederlo campione”.