news

Sarri: “Voglio la Lazio vera. Luis Alberto, Milinkovic, Lotito e Tare: la verità”

redazionecittaceleste

Sei considerato tra i pochi allenatori in grado di migliorare i calciatori, un altro è Conte.

Abbiamo filosofie diverse però, al di là della bravura di Antonio, quello che fa la differenza è sempre la disponibilità dei ragazzi, la fame, la voglia di perfezionarsi. Con i ‘non arrivati’ è più facile. In carriera il più veloce a comprendere quello che chiedevo è stato Albiol, difensore di livello superiore. In pochissimo tempo capì tutto, al punto che io potevo anche starmene a casa, l’allenamento avrebbe potuto dirigerlo lui”.

Hai cambiato anche la sostanza tattica di Mertens.

Avevamo tre esterni d’attacco per due posti, la grande qualità di Lorenzo e l’equilibrio che garantiva Callejòn erano imprescindibili, così Mertens trovava poco spazio. A Bergamo, in dieci contro undici, tolsi Higuaìn e misi Dries centrale. Venti minuti mostruosi, prese due rigori, insomma li fece impazzire. L’anno dopo, quando persi Milik durante la sosta della nazionale decisi di riproporlo in quella posizione”.

Maurizio, cosa rappresenta la Lazio per te, oggi?

Qui sto bene, mi piace l’ambiente, ho la possibilità di esprimermi e soprattutto di divertirmi. Anch’io sono cambiato, ora il lavoro mi deve procurare divertimento, è cambiato il mio sentimento nei confronti del calcio. Mi piace anche la gente laziale, da fuori mi ero fatto un’idea completamente diversa, sbagliata. Il 99 per cento del popolo laziale è formato da famiglie, da giovani. E lavorare in un club che non appartiene a un fondo ma a una famiglia, mi dà gusto. Allo stesso tempo mi rendo conto delle difficoltà economiche che si possono incontrare, minori risorse, certo”.